Lorenzo Sforza Cesarini

Lorenzo Montani Sforza Cesarini (1807-1866)

Lorenzo Sforza Cesarini (Roma 18.02.1807-Pinerolo 16.07.1866). Nato da una relazione extra-coniugale della duchessa Geltrude Conti Sforza Cesarini con Carlo Marchal, fu legittimato dalla Sacra Rota come figlio ed erede dei duchi Sforza Cesarini dopo la morte senza eredi del duca Salvatore (†1832), suo fratello materno. Abbandonato il cognome Montani attribuitogli alla nascita, Lorenzo Sforza Cesarini ereditò, dunque, i beni ed il titolo ducale del casato. Interessante resta la disputa sul suo riconoscimento ed, ancor più, il contenzioso sull’eredità sorto tra lui e sua sorella Anna Sforza Cesarini (ultima del casato in linea femminile, moglie di Marino e madre di Giulio Torlonia), che suscitarono grande curiosità ed opposti schieramenti a Roma e nello Stato pontificio negli anni trenta dell’Ottocento*.

Personaggio di tutto rilievo tra la nobiltà italiana di fede risorgimentale, il duca Lorenzo fu amico di Massimo D’Azeglio, ministro piemontese e autore de “I miei ricordi”, da lui conosciuto a Roma nel 1847. I due condivisero l’idea della via monarchica, liberale e moderata all’Unità d’Italia, si stimarono, si frequentarono, tennero corrispondenza per diversi anni **. E D’Azeglio fu padrino di cresima di Bosio (n. 1845), secondogenito di Lorenzo e Caroline Shirley.

All’iniziativa del duca Lorenzo Sforza Cesarini si deve il romantico parco di Genzano di Roma, ricavato sulle pendici del lago di Nemi, ed il monumentale Palazzo Sforza di Civitanova Marche (oggi sede comunale) a pochi passi dal mare. Fu Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, senatore dell’Italia appena unita e padre del combattente risorgimentale e, a sua volta senatore, Francesco (1840 – 1899). Da Lorenzo e Carolina Shirley discende l’attuale famiglia romana degli Sforza Cesarini.
* Dell’enorme clamore suscitato dalla causa Sforza Cesarini – Torlonia negli anni trenta dell’Ottocento si hanno segni eloquenti, tra gli altri, nell’opera del poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli e in quella del conte recanatese Monaldo Leopardi, padre del grande poeta Giacomo. Entrambi se ne occuparono a più riprese e con opposti intenti, a controcanto di quattro successivi pronunciamenti del tribunale rotale. Il Belli colse l’occasione per farsi interprete, da par suo, della voce popolare, condannando il cinismo di cui stavano dando prova, nella causa allora in corso, l’anziana duchessa Geltrude e sua figlia Anna, meschinamente intente – a suo parere – a mettere fuori gioco Lorenzo, figlio dell’una e fratello dell’altra, al fine di assicurare l’eredità Sforza Cesarini a Giulio Torlonia (“Giulio Sforzino”), figlio di Anna. Il conte Monaldo, impavido paladino della dottrina della Chiesa, prese carta e penna per far conoscere al mondo cattolico le sue forti riserve sulla imminente sentenza della Sacra Rota, che, legittimando un adulterio, avrebbe costituito, a suo ragionato parere, un precedente pericolosamente innovatore. Del Belli si leggano i sonetti romaneschi Li du’senatori e La causa Scesarini, entrambi del 1834. Del conte Leopardi, che guarda con distacco i contendenti senza nominarli, si veda Una causa celebre nella età presente e nelle età venture, Pesaro, A. Nobili, 1835. Questo scritto, nella sostanza favorevole ai Torlonia, venne pubblicato anonimo per ragioni di censura. Ma che proprio il conte recanatese ne fosse l’autore era cosa ovunque risaputa, e comunque se ne ha certezza dalla sua Autobiografia e dal suo epistolario con l’editore pesarese Annesio Nobili. Da notare che la presa di posizione del conte recanatese in merito alla “causa Cesarini” ebbe buona diffusione a Roma e non sfuggì ovviamente al Belli. Il quale provvide subito a sbeffeggiare il non troppo anonimo “cotal” che l’aveva prodotta, in un altro sonetto, questa volta in italiano (“Per la quarta proposizione rotale …”). Dove, per altro, il poeta romano non nasconde la sua soddisfazione per la sconfitta ormai certa dei Torlonia in tribunale. Che, infatti, restarono a becco asciutto.

** D’Azeglio M., Scritti postumi di Massimo D’Azeglio: lettere al duca Lorenzo Sforza Cesarini, Roma, Tipografia Sociale, 1881 (consultabile on line sul sito openlibrary).